Cinque nuovi reattori, dopo Fukushima Pechino torna al nucleare
Dopo il disastro della centrale giapponese di Fukushima del 2011, in Cina riparte il programma nucleare civile, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento atmosferico (causato dall’eccessiva dipendenza dal carbone) che attanaglia le metropoli della Repubblica popolare.
Nel corso del 2015, sarà avviata la costruzione di almeno cinque nuove centrali atomiche. Lo ha annunciato oggi a Pechino Shen Lixin, vice segretario generale della Chinese Nuclear Society, un organismo che funge da raccordo tra il governo e la comunità scientifica cinese.
Progettati per raggiungere l’obiettivo di triplicare, entro il 2020, la quantità di energia atomica prodotta (in linea con quanto previsto dall’ultimo piano energetico del Consiglio di Stato), i nuovi impianti dovrebbero generarne complessivamente oltre 5 gigawatt. L’aumento del nucleare all’interno del “mix energetico” è previsto assieme a un parallelo incremento delle altre fonti “pulite”, come quella solare ed eolica.
L’incidente del 2011 nell’impianto giapponese aveva indotto il governo di Pechino a sospendere la costruzione di nuovi impianti in Cina, dove ultimi mesi si è sviluppato un dibattito sul nucleare, con gli ambientalisti preoccupati che i nuovi reattori possano essere edificati in aree interne del Paese, dove risulterebbe più difficile intervenire in caso di incidente.
Circa i 2/3 dell’energia di cui necessita la seconda economia del Pianeta per far funzionare i suoi impianti e per riscaldarsi d’inverno attualmente sono generati dal carbone (la cui combustione rilascia nell’atmosfera CO2) mentre – secondo i dati della International Energy Agency – soltanto il 2% è prodotto da impianti nucleari.
La Cina ha attualmente 22 centrali atomiche operative e 26 in costruzione. Mentre in Asia – secondo i dati pubblicati oggi dalla World Nuclear Association – ci sono 47 reattori in costruzione e altri 142 dovrebbero essere edificati entro il 2030.
15 gennaio 2015