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Crollano i super ricchi
nel parlamento dell’era
di Xi Jinping

Ma Huateng, presidente di Tencent

Ma Huateng, presidente di Tencent

 

Nel “Parlamento” dell’era di Xi Jinping c’è meno spazio per i paperoni. Dopo che negli ultimi mesi sono cadute alcune teste eccellenti di dirigenti di grandi corporation, nella Conferenza consultiva del popolo cinese (Cppcc) e nell’Assemblea nazionale del popolo (Npc) che si aprono rispettivamente domani e lunedì prossimo i posti riservati ai super ricchi scenderanno a 153 da 209 della precedente “legislatura”.

 

A renderlo noto è la classifica dei milionari “Hurun”, che segnala la storica inversione di tendenza. Da quando infatti – in ossequio alla teoria delle “tre rappresentanze” dell’ex segretario Jiang Zemin – nel 2002 i capitalisti furono ufficialmente accolti nel Partito comunista cinese (Pcc) la loro rappresentanza nelle cosiddette “due assemblee” era aumentata costantemente.

 

“Sebbene il loro numero nella lista dei ricchi sia più che raddoppiato negli ultimi cinque anni, il fatto che ora ci cono meno cinesi della nostra classifica all’interno del Npc e della Cppcc indica che per loro è diventato più duro entrarvi” ha dichiarato Rupert Hoogewerf, fondatore di Hurun.

 

Il segnale politico lanciato dal Partito è dovuta anche a ragioni di “opportunità”: difficile giustificare il continuo aumento di parlamentari milionari mentre Xi ha lanciato una serie di campagne per cancellare la povertà nelle aree del Paese tuttora arretrate.

 

Se la quantità di miliardari nelle fragili istituzioni cinesi diminuisce, aumenta però la loro ricchezza: i 153 paperoni possiedono complessivamente poco più di 4.000 miliardi di yuan (543 miliardi di euro), +18% rispetto ai rappresentati dei ricchi nella precedente legislatura (2012-2017).

 

Sul gradino più alto del podio c’è il “delegato del popolo” Ma Huateng, presidente del colosso di internet Tencent, la cui ricchezza è valutata l’equivalente di 40 miliardi di euro. Lo segue a ruota Li Shufu, il magnate recentemente diventato il maggiore azionista di Daimler.

 

Negli ultimi mesi, il Partito ha stroncato la carriera di alcuni tra i magnati più importanti del Paese, accusati di corruzione e frode finanziaria.

La scorsa settimana, Wu Xiaohui, a capo di Anbang, è stato formalmente incriminato per “reati economici”, mentre il colosso finanziario e assicurativo che dirigeva (che prima del recentissimo disinvestimento era diventato il principale azionista di Deutsche Bank) è passato ufficialmente sotto il controllo dello Stato.