Una app ci libererà dallo smog
Una nuova app per smartphone permette per la prima volta ai cinesi di monitorare in tempo reale lo smog prodotto dalle fabbriche nelle vicinanze. Uno strumento di partecipazione ecologista e un modello per monitorare l’inquinamento in altri paesi dove la combustione del carbone e l’aumento dell’impiego di veicoli a motore hanno aumentato la tossicità dell’aria. Ma Jun, una delle figure più importanti dell’ambientalismo nella Repubblica popolare, racconta la sua invenzione e spiega la strategia dello Institute of Public and Environmental Affairs: raccogliere i dati e renderli disponibili alla popolazione, costruire fiducia, con le autorità e con le aziende, per liberare il Paese dalla sua cappa tossica
La app “Bluesky Map“, lanciata ufficialmente il 28 aprile scorso dallo Institute of Public and Environmental Affairs (IPE), permette agli utenti di verificare la qualità dell’aria e dell’acqua, le fonti d’inquinamento, e controllare le emissioni provenienti da 9.000 aziende inquinanti.
Si tratta di un grosso passo avanti rispetto alla versione precedente, che si basava su una mappa sviluppata quasi dieci anni fa.
A Ma Jun, l’ambientalista a capo dell’IPE, il mese scorso è stato assegnato il prestigioso premio della Skoll Foundation, per aver “sollevato il velo sul problema dell’inquinamento” in Cina.
Nell’intervista che segue – realizzata da chinadialogue – Ma spiega alcune delle innovazioni dell’ultima versione della app e il suo impatto potenziale.
Ma sottolinea che per la gente in Cina non è facile ottenere informazioni, e questo è uno dei motivi per i quali IPE ha utilizzato le tecnologie di internet per creare delle mappe sull’inquinamento, che permettono al pubblico di monitorare la situazione con un semplice click, e che potrebbero spingere sia le aziende sia il governo a incrementare gli sforzi nella “guerra all’inquinamento“.
Ma ritiene che la sua strategia abbia fornito al pubblico un nuovo strumento di partecipazione alla salvaguardia dell’ambiente e anche un modello per monitorare l’inquinamento in altri paesi dove la combustione del carbone e l’aumento dell’impiego di veicoli a motore hanno aumentato la tossicità dell’aria.
Signor Ma Jun, lei è stato recentemente insignito del premio Skoll per l’imprenditorialità sociale. Lei è stato il primo al mondo a utilizzare internet – in particolare una app per telefoni cellulari – per permettere di monitorare in tempo reale i dati sull’inquinamento? Per quale ragione quest’innovazione è nata proprio in Cina?
Durante la cerimonia di premiazione centinaia di imprenditori sociali di tutto il mondo sono rimasti stupefatti dalla nostra app. Nella maggior parte dei paesi occidentali non sono disponibili dati in tempo reale sulle fonti d’inquinamento, la Cina è la prima ad aver fatto un’operazione di questa portata.
Tuttavia gli Stati Uniti e l’Unione Europea si sono dimostrati abbastanza aperti, fornendo a partire dalla fine degli anni Ottanta alcune informazioni per migliorare la tutela ambientale.
Alla Cina vengono rivolti appelli alla trasparenza più pressanti rispetto all’Europa e al Nord America, dove per salvaguardare l’ambiente è possibile rivolgersi al sistema giudiziario.
In Cina questa “via giudiziaria” è ancora preclusa. Di conseguenza la partecipazione della gente – che richiede disponibilità di informazioni – è più importante.
Esistono diversi motivi per cui le app che forniscono notizie in tempo reale sulle fonti d’inquinamento sono apparse per la prima volta in Cina.
Il paese soffre di un inquinamento massiccio, e quindi la gente ha un bisogno più urgente di questi dati ed è più desiderosa di vedere che venga presa qualche contromisura.
Nel frattempo, un rapido aumento dell’utilizzo di internet ha permesso un approccio hi-tech. Inoltre la Cina ha ong ambientaliste che si battono per una maggiore trasparenza delle rilevazioni ambientali.
Perché avete ribattezzato la vostra mappa dell’inquinamento “Bluesky Map”? Quali sono le novità di quest’ultima versione e quali aggiornamenti pensate di fare in futuro?
Quando, nel 2006, lanciammo la mappa, speravamo di far comprendere a tutti le conseguenze dell’inquinamento. Ormai tutti sono consapevoli degli effetti di quest’ultimo ed è arrivato il momento di compiere un passo ulteriore: non basta più conoscere il problema, ma dobbiamo lavorare per risolverlo. E niente è in grado di fa venire alla gente voglia di partecipare alla salvaguardia dell’ambiente più dell’immagine di un cielo blu, proprio quel cielo che molte città hanno ormai perso. Noi speriamo che il nuovo nome della app invogli la gente a impegnarsi per riottenere il suo cielo blu.
Questa versione 2.0 è arricchita di mappe sulla qualità dell’acqua; dati in tempo reale sulla qualità dell’aria in 380 città (il doppio rispetto alla versione precedente); informazioni sull’inquinamento prodotto da 9.000 aziende (4.000 nella release precedente). Abbiamo anche aggiunto previsioni del tempo e informazioni sull’opportunità di indossare mascherine, aprire le finestre di casa o svolgere attività all’aperto. In futuro, prevediamo di introdurre i dati sull’inquinamento dei suoli.
I paesi in via di sviluppo hanno problemi derivanti dall’inquinamento simili a quelli della Cina. La vostra app potrà essere utilizzata anche altrove? Esiste il pericolo che l’inquinamento si trasferisca da un paese all’altro: il vostro approccio può essere utilizzato per monitorare l’inquinamento a livello globale?
Molti imprenditori sociali di altre nazioni in via di sviluppo hanno chiesto se potevano mettere su un progetto come il nostro, dal momento che i loro paesi si trovano di fronte agli stessi problemi. L’inquinamento atmosferico è molto grave in India, ad esempio.
Alcuni sono preoccupati che le aziende inquinanti non più benvenute in Cina possano spostarsi nei loro paesi, dando vita a un nuovo ciclo di trasferimento dell’inquinamento. Ritengo che metodi come i nostri possano dar vita a una rete globale di monitoraggio ambientale, assicurando che queste aziende rimangano sotto la lente del pubblico, ovunque esse finiscano, permettendo una supervisione della manifattura e del commercio globali e impedendo agli imprenditori di abbassare i loro standard ambientali.
Ha in programma di lavorare assieme ai paesi in via di sviluppo per creare la loro versione della sua app?
Siamo molto felici di condividere le nostre esperienze, anche se ogni paese presenta condizioni diverse. In Cina le informazioni rese pubbliche sono limitate, ma il governo sta facendo molto monitoraggio e le autorità sono in possesso di un solido set di dati: noi incoraggiamo a pubblicarli.
Al contrario in alcuni paesi è il monitoraggio a essere carente. In queste condizioni si potrebbero utilizzare le nuove tecnologie per far monitorare l’inquinamento da parte dei cittadini e pubblicare i dati, dando vita a una rete sociale di monitoraggio. E bisogna anche trovare il modo di incoraggiare le aziende a monitorare il loro inquinamento e pubblicarne i dati.
Questo tipo di lavoro ha bisogno di dati, e per raccoglierli ci vuole tempo e tanto lavoro. Noi lo facciamo da dieci anni, è un impegno molto stancante.
In Cina le aziende inquinanti spesso sono protette dai governi locali. Come si comporta lo IPE in tali circostanze?
Ci sono diversi aspetti ai quali prestiamo particolare attenzione: anzitutto rimaniamo fedeli ai nostri obiettivi e alla nostra mission: siamo un gruppo ambientalista, quindi dobbiamo proteggere l’ambiente, piuttosto che farci distrarre da altre questioni.
In secondo luogo – restando fedeli ai nostri principi – siamo anche consapevoli delle circostanze nazionali all’interno delle quali operiamo e quindi dialoghiamo con le parti interessate, con l’obiettivo di colmare i gap di fiducia.
Terzo, vogliamo essere professionali e scientifici. Ci basiamo sui dati, sulla scienza. In Cina l’impatto dei dati rappresenta ancora una questione delicata e le ong costituiscono ancora una novità. Quando il nostro lavoro ci provoca delle pressioni, quando le aziende con cattive performance ambientali vengono a farci visita, il fatto che i nostri dati sono di provenienza governativa ci protegge.
Quarto, noi non siamo interessati unicamente ad avere un grosso impatto, noi proviamo a migliorare i processi e comunicare in maniera efficace e proviamo a incoraggiare le aziende a muoversi nella giusta direzione: le aziende non sono nostre nemiche, l’inquinamento sì.
Lei è stato paragonato a Forrest Gump, per il suo impegno decennale nella raccolta e pubblicazione dei dati sull’inquinamento. Ha qualcosa da obiettare?
Assolutamente no, e mi piace anche correre! Quando frequentavo le scuole superiori, ogni pomeriggio quando venivano chiuse le classi e i dormitori, bisognava andare a correre, quindi divenne un’abitudine. Ora non ho tempo né energie a sufficienza, ma corro ancora ogni giorno, perché il nostro lavoro è come una corsa: non uno sprint, ma una maratona che necessita di grande impegno e sforzo.
La app “Bluesky Map” è scaricabile su Google Play e iTunes (solo in cinese)
Tratto da chinadialogue