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Nuova ondata di città fantasma? Il Piano quinquennale corra ai ripari

cinaforum

Fengdu Ghost City, Tracy Hunter

 

Un’altra ondata di sviluppo urbano rischia di dar vita in Cina a una quantità di nuove “città fantasma”. Il Paese sta infatti mettendo a punto programmi per dare alloggio fino a 3,4 miliardi di persone, molte di più della sua popolazione attuale.

Diversi servizi sia dell’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, sia dell’indipendente Thepaper.cn, rivelano che la pianificazione urbana in Cina è ormai fuori controllo, dal momento che ogni capoluogo di provincia prevede di costruire in media 4,6 nuovi quartieri, mentre i capoluoghi regionali hanno intenzione di costruirne mediamente 1,5.

Queste nuove aree urbane dovrebbero dare alloggio a 3,4 miliardi di persone – una cifra completamente fuori luogo rispetto all’attuale domanda che arriva dalla popolazione cinese, che ammonta a meno di 1,4 miliardi di persone.

Secondo Xinhua, un sondaggio condotto su 156 città di livello locale e 161 di livello di contea in 12 province ha rivelato che i 12 capoluoghi provinciali stanno pianificando complessivamente 55 nuovi distretti, con una delle capitali provinciali che, da sola, ne ha previsti 13. Oltre il 90% delle città di livello locale – riferisce l’agenzia di stampa – sta progettando nuovi quartieri.

 

Il problema dello sviluppo incontrollato non è nuovo: già nel 2013 il Quotidiano del popolo stigmatizzò la tendenza a costruire nuove città sulla base dell’aspettativa che, prima o poi, sarebbero state riempite. La critica del giornale ufficiale del Partito comunista cinese (PCC) era rivolta in particolare all’espansione delle cittadine, che non hanno le stesse potenzialità dei centri economici più grandi.

Nel corso del normale sviluppo urbano le città più grandi, nella loro espansione, assorbono quelle più piccole, mentre in Cina, in molti casi, si sono espanse dando vita a vere e proprie nuove città o quartieri spopolati che sono diventati “città fantasma”.

 

Anche la quantità di terreni necessaria ad alimentare questo sviluppo sta aumentando. Un capoluogo provinciale nella Cina occidentale ha attualmente in cantiere tre nuovi quartieri e cinque nuove città, per costruire i quali pretende un territorio 7,8 volte più grande di quello occupato dalla città originaria. Zhengzhou, il capoluogo della provincia dello Henan (nel centro della Cina) copre un’area di 132 chilometri quadrati e sta progettando un nuovo quartiere di 150 chilometri quadrati.

 

 

Secondo Xinhua, la tendenza allo sviluppo di nuove aree urbane si sta diffondendo dai capoluoghi provinciali a città più piccole, di livello locale o di contea, con l’aumento delle costruzioni su terreni delle contee e nelle aree di sviluppo. E la mancanza di coordinamento fa sì che che, in alcuni casi, in un’area di poche decine di chilometri quadrati vengano progettate diverse nuove città.

 

Zhou Yixing, docente all’Università di Pechino (Beida) e consulente della “Urban Planning Society of China”, ha spiegato a Thepaper.cn che mentre la maggior parte delle risorse e del personale restano concentrati nelle grandi città, lo sviluppo non viene coordinato con i centri vicini più piccoli: per questo motivo la crescita economica non si è allargata a questi ultimi e non ha favorito il loro sviluppo. Di conseguenza, vecchi problemi come gli ingorghi automobilistici continuano a peggiorare.

 

Dai Jifeng, vice direttore del “China Academy of Urban Planning & Design’s Urban Transport Institute” ha raccontato a chinadialogue che una ricerca su 288 città di livello locale ha rivelato che 164 di esse hanno costruito anelli stradali per favorire la circolazione automobilistica. Alcune città originariamente non avevano questi sistemi, ma hanno collegato diverse strade preesistenti per formare anelli stradali, mentre la richiesta di altri mezzi di trasporto viene spesso ignorata.

 

 

In passato la crescita economica era considerata la componente più importante dello sviluppo urbano e dunque doveva dipanarsi rapidamente e spesso a ogni costo, secondo Shi Nan, vice presidente della “International Society of City and Regional Planners”.

Intervenendo alla recente “2015 Annual National City Planning Conference” Shi ha sostenuto che c’è urgente necessità di una migliore pianificazione urbana-rurale per risolvere una quantità di problemi relativi allo sviluppo urbano e che, soprattutto, bisogna cambiare l’ideologia stessa della pianificazione urbana.

Secondo Shi, nel corso del 13° Piano quinquennale la pianificazione urbana dovrà finalmente tener conto delle questioni ambientali, essere maggiormente centrata sull’individuo e far sì che il governo riconosca i problemi sociali. I metodi di costruzione, così come l’intensità e la scala dello sviluppo, secondo Shi possono essere tutti modificati nel nuovo Piano.

 

Secondo Li Tie, direttore del “Center for Urban Development della National Development and Reform Commission” (NDRC) lo sviluppo urbano – invece che attraverso la pianificazione a tavolino – dovrebbe avvenire attraverso la crescita naturale di zone funzionali e dovrebbe anche prevedere una collocazione più razionale delle industrie e un focus sullo sviluppo sostenibile.

Secondo Zhou dell’Università di Pechino, risolvere la diseguaglianza crescente tra i redditi delle diverse regioni e tra quelli delle città e delle campagne non significa necessariamente espandere le grandi città. Sviluppare città di piccole e medie dimensioni, in particolare a livello di contea, dove più stretti sono i legami con le aree rurali, potrebbe rappresentare una risposta. Per esempio, il Piano di Sviluppo Coordinato Pechino-Tianjin-Hebei risulterebbe migliorato se fossero previsti maggiori investimenti al di fuori di Pechino e se le funzioni non fossero permanentemente concentrate nella capitale.

 

 

Tratto da chinadialogue